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Salve, sono Clarica. Circa sei mesi fa sono tornata da una delle esperienze che più mi ha formata nella vita, lo SVE. Oggi voglio raccontarvi cosa è stata per me questa esperienza.
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Premetto che già durante il liceo sono sempre stata predisposta a vivere esperienze all’estero, ho vissuto un anno in Argentina quando ancora non ero maggiorenne e proprio da quell’esperienza ho capito che la mia vita sarebbe dovuta essere piena di esperienze fuori dall’Italia.
Ho studiato mediazione linguistica all’università La Sapienza di Roma, ho sempre fatto tanto sport e ho sempre avuto le idee molto chiare sul fatto che avrei voluto trovare un lavoro all’estero una volta finiti gli studi quindi, finiti i faticosi anni universitari, ho deciso di tornare in Argentina, così, un po’ “all’arrembaggio”, in cerca di un lavoro. Purtroppo, come di solito succede quando si parte senza programmi che ti supportino e ti coprano le spalle, sono tornata in Italia, amareggiata e con tanta paura di affrontare il futuro, di diventare grande, di non riuscire a trovare la mia strada. Proprio in quei giorni duri, mi sono venuta a conoscenza dei programmi SVE, grazie alle indicazioni ricevute dall’Ufficio Informazioni Giovani presso Testaccio, quartiere romano, messo a disposizione dall’Europa per promuovere diversi programmi internazionali e non, per i giovani un po’ persi come me. Non sapevo bene cosa cercassi, sapevo solo che sarei voluta andare a fare esperienza all’estero e, perché no, in Russia, avendo studiato la lingua durante gli anni universitari e non avendo mai avuto la possibilità di andare neppure come turista. È lì che, per la prima volta ho sentito parlare di SVE, e dell’organizzazione Istituto Morcelliano, che promuoveva programmi di volontariato tra cui quello in Russia, a Krasnodar, per l’esattezza. Ho subito fatto richiesta di partire e, una volta fatto il visto, a distanza di pochi mesi dall’ultimo viaggio, mi sono trovata di nuovo a Fiumicino, pronta ad affrontare l’esperienza che davvero mi avrebbe cambiato la vita.
Arrivata a Krasnodar, ho subito avuto lo shock linguistico che cercavo, ho lavorato come animatrice in un centro estivo favoloso, ricco di attività per intrattenere i ragazzi di diverse età, con altri volontari come me provenienti da tutto il mondo. Mi sono messa alla prova giorno per giorno, sono stati solo 20 giorni ma sentivo che il tempo passava molto lentamente perché lavoravo ogni giorno con me stessa per affrontare le difficoltà che sono state principalmente linguistiche, almeno all’inizio. Finalmente avevo un ruolo ben preciso nella società che mi stava intorno, ero l’animatrice della mia squadra e aiutavo le mie due colleghe russe a far andare tutto alla perfezione durante il giorno. Seguivamo i ragazzi in ogni attività e ogni sera dovevamo preparare una parte dello spettacolo che si teneva nella zona comune del campo. Alla fine dei giorni li, sulle coste del Mar Nero, ero sfinita ma felice, felicissima di andare in città e vivere il resto dei sei mesi a pieno. Arrivata a Krasnodar, dove ho passato gran parte del mio SVE, ero piena di energie, e pronta ad affrontare il lavoro che mi aspettava. Il mio programma prevedeva fare attività che mi interessavano, nel mio caso, l’insegnamento. Ho iniziato dapprima a cercare studenti qui e lì che volessero imparare l’italiano o lo spagnolo. Una volta a settimana andavo nell’ufficio dell’organizzazione ospitante, Falcogrup, a tenere uno speaking club in inglese con i bambini del centro estivo. La vera difficoltà dello speaking club era proprio farli parlare. Io preparavo gli argomenti ma poi la timidezza dei bambini russi mi lasciava senza parole, dovevo fare in modo che parlassero, dovevo sciogliere il ghiaccio. Alla fine, con l’aiuto del mio coinquilino turco Melik, anche lui volontario SVE, siamo riusciti a portare avanti il gruppo, legando molto con i ragazzi passando i sabati pomeriggio a ridere e giocare con la lingua con loro.
Essendo la Russia un paese extraeuropeo, avevo bisogno di un visto per stare li, quindi dopo i primi tre mesi sono tornata a casa per riiniziare le pratiche di visto che sono state molto più brevo questa volta. Dopo due settimane sono tornata in Russia ma, essendo previsti dei giorni di vacanza durante il periodo di volontariato, ho deciso di passare dapprima per Mosca, intraprendendo un nuovo viaggio. Essere li è stato realizzare un sogno che avevo da anni. Sembrava impossibile che fossi finalmente riuscita a vedere Mosca, ricordo di aver provato un euforia incredibile. Nonostante il freddo tagliente già a novembre, ero sempre li a girare per la città, mettendo in pratica le capacità linguistiche che avevo acquisito durante i primi tre mesi a Krasnodar, ancora incredula di essere nella gran capitale Russa.
Dopo cinque giorni di turismo puro sono tornata a Krasnodar, dove ho riiniziato con le attività di volontariato previste dal programma ma, dopo poco, si tenne un meeting con tutti i volontari SVE che erano in Russia, a Nizhyn Novgorod, città storica, a circa 4 ore in treno da Mosca. È proprio li che c’è stata la svolta. Durante quel corso di orientamento mi resi conto che la maggior parte dei volontari avevano un orario ben preciso di sei ore di lavoro al giorno, cinque giorni su sette, mentre io prendevo parte ad attività saltuarie, spesso organizzate da me. Mi sono resa conto che il mio SVE, pur essendo stato fino ad allora una buona esperienza, sarebbe potuto essere perfetto. Esponendo il mio problema all’organizzatrice del meeting di orientamento, ricevetti il consiglio di parlare con la mia organizzazione ospite, potevo pretendere un programma ben definito, avevo il diritto di lavorare duro, perché ciò che affronti durante uno SVE non è una vacanza, bensì un’esperienza che ti cambia la vita. Così una volta tornata a Krasnodar, ho parlato con la mia hosting e ho chiesto di iniziare una collaborazione con una scuola pubblica, dove insegnavo affiancata da varie professoresse che mi hanno consigliato varie tecniche di insegnamento che tuttora applico con i miei studenti.
Quando l’esperienza stava quasi per giungere al termine, mi sono resa conto di non averne avuto abbastanza e quindi, con l’aiuto dell’organizzazione che mi ha ospitato, ho trovato un buon lavoro in una scuola di lingue, dove attualmente sono impiegata a Krasnodar.
Per concludere, visto che mi sono già dilungata abbastanza, direi che se sei pronto ad affrontare un’esperienza piena di emozioni, che ti faccia crescere, che ti dia indipendenza, che ti dia responsabilità, che ti faccia affrontare le difficoltà e molto altro, lo SVE è ciò che fa per te.
Scritto di Clarica Antonacci