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Scoprire la bellezza scandinava in Norvegia “Into the North”

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La nostra storia inizia con dieci ragazzi italiani nella città più a Nord del mondo, Hammerfest, nella fredda Norvegia. Potrebbe quasi sembrare una barzelletta e, invece, è proprio l’incipit di questa emozionante avventura. Era la mattina di giovedì 25 ottobre quando ci siamo imbarcati all’aeroporto di Malpensa alla volta della Scandinavia: io, alla prima esperienza con questa associazione, personalmente non avevo idea di ciò a cui stavo andando incontro; certo, ne avevo sentito parlare remotamente e, consigliato da un’amica, mi ero proposto quasi per scherzo per questo scambio giovanile, a tema ambientale.


Norway1Quasi per caso, sono stato preso per questa esperienza, ma è solo nel momento in cui l’aereo è decollato che ho realizzato che si sarebbe trattato di un qualcosa di sorprendente. Da Milano a Monaco. Da Monaco a Oslo. Da Oslo a Alta. Otto lunghe ore di aereo sembrano però trascorrere velocemente, mentre il gruppo, seppur tra qualche timidezza, inizia a compattarsi; nonostante le prime incertezze, ci si comincia a conoscere, pian piano. In quel momento, probabilmente, mai si sarebbe potuto pensare che quelle persone così diverse tra loro avrebbero potuto arrivare a fare comunella assieme dopo appena una settimana di convivenza. Finalmente, tocchiamo il suolo norvegese. Tuttavia, non abbiamo ancora raggiunto la tanto agognata meta: ancora due ore di pullman ed eccoci in quella piccola e così strana cittadina del Nord del Paese di Babbo Natale e dei Vichinghi (le uniche cose a cui sapevo far riferimento quando mi parlavano della Norvegia).  Alla buon’ora, possiamo approcciarci con il gruppo dei ragazzi norvegesi, con i quali avremmo trascorso i seguenti cinque giorni; senza dimenticare, ovviamente, i fantastici ragazzi dell’Irlanda, che ci hanno raggiunto con un giorno di ritardo. Così ha avuto inizio questo viaggio, su cui si potrebbe veramente scrivere un libro, in quanto le cose da dire sarebbero tantissime; ciononostante, tenterò di riassumere in poche righe cosa ha significato per me tutto ciò. Partirei da quella che è forse la cosa più importante e interessante: il progetto in sé. Quale è stato il tema trattato? La protezione dell’ambiente, in ogni suo aspetto, così che ci siamo trovati a discutere della situazione attuale degli oceani, sempre più “discariche a cielo aperto”, ma anche di raccolta differenziata, inquinamento, spreco di risorse naturali ed energetiche… A poco a poco, ho iniziato effettivamente a prendere coscienza, come mai prima avevo fatto, di come, attualmente, stiamo distruggendo quanto di più bello abbiamo intorno: la natura. La cosa più preoccupante è che, purtroppo, si tende ancora ad ignorare la serietà del problema, soprattutto in una realtà come la nostra, dove, raramente, possiamo dire di vivere a stretto contatto con la natura, al contrario magari di quella norvegese. Ecco, quanto più mi ha sorpreso è stato proprio l’aver avuto l’opportunità di analizzare l’argomento da e sotto differenti punti di vista, il che non si può sperimentare tutti i giorni; cosicché, abbiamo scoperto che, in altre aree del mondo, è molto più sentita la “cultura dell’ambiente”.

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Tanto per fare un esempio: se per noi italiani la visione dell’aurora boreale (o almeno quella piccola porzione colorata del cielo che pareva essere un’aurora boreale) è stato un evento più unico che raro, uno di quei fatti da raccontare a tutti una volta tornati in patria, per i locali non era altro che una normalità del loro quotidiano. Chissà che, nascendo e crescendo in una realtà molto più vicina all’elemento naturale e così lontana dal nostro industrializzato e grigio Nord Italia, non abbiano proprio sviluppato un differente attaccamento a questa questione. Senza alcun dubbio, è impossibile descrivere quanto ricevuto da tutte le persone che ho incontrato in questo breve e intenso percorso: non sono mai stato un ragazzo eccessivamente estroverso; per questa ragione, ero un po’ scettico sul riuscire a integrarmi con tutti gli altri ragazzi del progetto e, invece, mi sono ritrovato all’interno di un gruppo fantastico, capeggiato da due splendidi group leader, Sara e Marco, cosicché ho potuto stringere delle vere amicizie, anche per quanto riguarda gli altri partecipanti. Anche se magari non rivedrò più queste persone per il resto della mia vita, sono sicuro che mai potrò scordarmi loro. E poi, con la fortuna di vivere nell’era del digitale, non è stato difficile rimettersi in contatto. Sinceramente, in alcun caso mi sarei aspettato che tutto accadesse così facilmente. Per raccontare un aneddoto: il giorno dell’arrivo del mio coinquilino irlandese in stanza non avrei mai pensato di poter relazionarmi così bene con lui, considerando anche che eravamo obbligati ad utilizzare la lingua inglese (non certamente la mia lingua preferita, nonostante studi in un Liceo Linguistico) per comunicare. E, invece, dopo appena mezz’ora dal nostro primo incontro, è bastata la parola “football” per iniziare un lungo discorso di due ore su quella che si è rivelata essere una passione comune, tutt’ora argomento di discussione nella nostra chat Instagram. L’aver convissuto con ragazzi di tre diverse nazionalità per una settimana mi ha permesso di assaggiare specialità tipiche e conoscere aspetti culturali che prima ignoravo, termini ed espressioni della lingua parlata inglese che magari non avrei mai potuto imparare sui libri di scuola. Entrare nella vita di un’altra persona, anche per un lasso di tempo così ristretto, conoscere qualcosa su di lui/lei, parlare faccia a faccia di episodi anche banali con uno sconosciuto: sono tutte esperienze autentiche e alle quali ci stiamo gradualmente disabituando nel quotidiano.

Norway3Ultimo capitolo: i paesaggi. Ci siamo ritrovati immersi in una realtà utopica, fiabesca, inimmaginabile, popolato di fauna e flora che non si può osservare a queste latitudini. Impossibile non aggiungere una breve citazione per questi bianchi paesaggi innevati che si alternano all’azzurro dell’oceano e che ancora riaffiorano nella mia memoria con nostalgia. Potrebbe apparire come una “frase fatta”, ma non mi stancherò mai di ripeterla: queste esperienze permettono di “aprire la mente” e di arricchire il proprio bagaglio culturale. Con tutto il cuore, mi auguro di poter vivere altri viaggi come questo nella mia vita, perché mai mi dimenticherò di quello che ho vissuto in Norvegia, dove ho lasciato un pezzetto del mio cuore.

Scritto da Fabio Locatelli


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